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In queste settimane di distanza fisica tra studenti, docenti, famiglie e tutte le persone che vivono il nostro Istituto, è nato questo esperimento sociale che dimostra come, anche in una situazione di lontananza spaziale, possa esserci prossimità sociale, emotiva e relazionale.

Nel testo “L’intelligenza emotiva”, lo psicologo e scrittore statunitense Daniel Goleman, prendendo le mosse da alcuni studi sul funzionamento del cervello conseguiti dalle neuroscienze, mette a fuoco l’importanza delle componenti emotive anche nelle funzioni razionali del pensiero. In altre parole, parte emotiva e parte razionale sono intrinsecamente collegate tra loro in modo tale che le emozioni influenzano le nostre azioni, i nostri comportamenti e pensieri. Pensiamo alla situazione attuale in cui emerge in modo lampante la paura che ci porta a chiuderci, isolarci fisicamente e psicologicamente, preoccuparci dell’oggi e del domani ma anche a riscoprire il valore della quotidianità di ogni giorno.

Goleman ci dimostra che, se guidate dall’intelligenza, le emozioni sono importanti per la sopravvivenza e per gestire le emergenze della vita.

Individui emotivamente intelligenti sono capaci di riconoscere e controllare le proprie emozioni, sono in grado di comprendere e condividere le emozioni altrui, sanno gestire le relazioni con gli altri (anche cogliendo la sfida di relazioni che si

mantengono a distanza).

L’intelligenza emotiva potrà migliorare la qualità delle nostre vite anche in questa

situazione di emergenza che ci costringe a inventare nuovi spazi, tempi e modi di

vivere la socialità?

Il bollettino proposto dagli studenti della classe 1^ LES contiene messaggi di

solidarietà e speranza che potranno raggiungere le nostre case creando quel

calore e quella vicinanza di cui forse sentiamo il bisogno in questo particolare e

difficile momento.

Ringraziando ciascuno studente per il contributo dato, vi auguro una buona lettura!

Prof.ssa Maddalena Milani



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Buongiorno a tutti, siamo i ragazzi di quarta del liceo economico sociale e frequentiamo l’Istituto Maria Ausiliatrice a Lecco. Abbiamo deciso di svolgere un’indagine al fine di capire in che modo gli enti del terzo settore del nostro territorio hanno reagito all’emergenza Covid-19 e quali problemi, sfide o opportunità di cambiamento si sono presentati a loro. Al fine di raccogliere questi risultati abbiamo scelto di utilizzare una metodologia di tipo qualitativo, l’intervista, ovvero una conversazione tra un intervistatore che propone una serie di domande e uno o più intervistati scelti con varie procedure di campionamento. Gli obiettivi dell’intervista consistono nell’ottenere informazioni su fenomeni terminati da tempo e comportamenti già osservati, comprendere maggiormente le loro cause, conoscere opinioni, giudizi e valori non rilevabili attraverso la sola osservazione. In particolare, abbiamo effettuato delle interviste strutturate, ovvero di tipo direttivo con domande precise e predefinite in una scaletta, e a distanza, infatti le domande sono state inviate

via mail. Ognuno di noi ha quindi scelto e preso in esame un ente del terzo settore, svolgendo delle interviste a operatori o volontari della realtà indagata.



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Nessuna circolare per iscriversi, nessuna regola per sedersi in modo ordinato nell’aula

don Bosco (dove si svolgevano i pomeriggi dedicati al cineforum) e nessuna scansione

del tempo (il calendario scolastico) in cui inserire questa proposta formativa.

Solo un tema già proposto e affrontato durante l’anno scolastico, quello della

demenza senile, da riprendere con piena libertà di scelta del film da guardare, dello

spazio da utilizzare, del tempo da dedicare all’attività in modo individuale o in

compagnia (a distanza di un metro).



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